Zoom sulla lingua: azione sull’“aggettivo”

22.08.2019
Zoom di OpenClipart (Pixabay)
Zoom di OpenClipart (Pixabay)

Nella misura in cui il nome è capace di tirar fuori tutta la ricchezza della lingua, l'aggettivo è capace di far esplodere l'energia della lingua. È mortificante l'avventurarsi nel mondo degli aggettivi riducendoli a oggetti di schedatura come accade nella pratica didattica troppo spesso. Gli aggettivi permettono di addentrarsi nell'entroterra della lettura e della scrittura creativa grazie al loro potere retorico e alla loro estrema variabilità. Prendiamo ad esempio un enunciato tratto dal Gattopardo "... la frenetica luce siciliana". Che storie porta in sé quel "frenetico"? Le risposte possibili possono essere diverse e legate a una gamma indefinita di possibili soluzioni, alle parole evocate dalla sua radice, all'accezione di un ricordo antropologico e quotidiano del protagonista, ...

L'uso dell'aggettivo, oltre a contribuire alla lettura dei vettori di senso di un testo, contribuisce fortemente alla densità drammaturgica che una storia porta con sé.

L'uso, per esempio, del tricolon (3 aggettivi riferiti ad un nome) contribuisce a creare la struttura ritmica e di senso del testo: ascendente o discendente che sia o con legami di andata e ritorno. Allo stesso modo gli aggettivi solidali (creati usando la "e" o la "o") permettono di realizzare una dittologia sinonimica capace di dar forza alla storia che si sta raccontando: ad es. la rattoppata tovaglia finissima citata nel Gattopardo perché non poteva essere rattoppata e finissima o finissima e rattoppata? Perché la forza di quell'ossimoro quasi amplifica l'effetto, mettendo in evidenza come l'eleganza e l'importanza della tovaglia. La stessa posizione dell'aggettivo, postposto rispetto al nome (avendo un ruolo avversativo) con l'accoppiata dei due modificatori, finisce con il rendere molto forte ed evidente la relazione di subordinanza ed esclude la relazione di dipendenza.

Le catene associative (sia legate al sapere comune che al sapere privilegiato), le catene metonimiche e metaforiche sono importantissime al fine di riconoscere e mettere in evidenza i vettori di senso di cui il testo è portatore: gli aggettivi in tal senso giocano un ruolo significativo nel dar spessore alla storia.

È chiaro che la selezione lessicale va valutata attentamente poiché reca in sé un valore argomentativo significativo capace di indirizzare il pensiero, di mettere in evidenza il non detto: la selezione lessicale ha potere poetico.

L'associazione o la dissociazione (metafore quasi di uno specchio deformante) creano le condizioni per infiniti possibili da esplorare grazie appunto alle catene, così come il congiungere e il disgiungere.

Una analisi ermeneutica del testo è propedeutica alla scrittura proprio per tutte i possibili che essa può far emergere. Ecco allora che, per esempio, anche solo la parola "vacanza" può sottintendere vettori di senso addirittura opposti: "vacanza" come viaggio conduce al mondo del partire, del salpare o dello scoprire; "vacanza" come riposo o fuga dal quotidiano può condurre al mondo della ripetizione, della permanenza.

Ogni costrutto può condurre a discriminazioni differenti, a universi di senso diverso.

Dal punto di vista didattico esplorare queste catene è propedeutico: lavorare con testi ritmici a partire da filastrocche e non-sense una buona pista di lavoro, ancor più se si riescono a creare incroci di catene.

A seguire un bell'esempio di non-sense di Toti Scialoja (da Pin Pidin) che esemplifica quanto finora detto:

Una libellula

Mi canterella.

"Trallerelibe

Trallerellula!

La bile è lilla

Labile è il nulla,

abile o molle

libo a chi balla ...

lo stagno pullula!

Tra queste bolle

Che fai di bellulo?

In questo non-sense è forte la crisi tra significato e significante , tra parola e sintassi così come è evidente la mancanza assoluta di relazione semantica. Ma. La disposizione ritmica e sintattica delle parole ha il potere del richiamo e della significazione dei fenomeni.

Il segreto per capire è, dunque, nella lettura. In essa la multiforme varietà della lingua, la sonorità di essa, il ritmo, la rilevanza della posizione delle parole.

Nella poesia più di altre forme testuali la lettura anzi le letture "attente" sono necessarie: per individuare i legami sintattici, scoprire il potere semantico delle parole, individuare le parentele di senso e di suono, per scansionare la struttura metrica e per individuare il rapporto tra essa e quella sintattica. Solo una lettura "attenta" a tutto ciò permette di restituire le valenze e le stratificazioni del testo. (F. Frasnedi, 1985)

Altro esempio poetico stimolante in riferimento a quanto suddetto è un componimento di G. Raboni (da Pin Pidin)

Un soffione non è

un uomo alto

e grasso

che gonfiando le gote

soffia

molto forte ma un fiore

leggero

e giallo, credo

e

tondo

come una palla che

al minimo soffio

sparisce.