Media Education: cos'è
"La ME viene intesa come quel particolare ambito delle scienze dell'educazione e del lavoro educativo che consiste nel produrre riflessione e strategie operative in ordine ai media intesi come risorsa integrale per l'intervento formativo" (Rivoltella 2001). Si parla, invece, di Media Literacy quando si pone in essere un'azione che implica necessariamente il saper "leggere e scrivere" i media (Buckingham 2006). Quindi, la ME può essere intesa come un processo di insegnamento e apprendimento centrato sui media mentre la Media Literacy (alfabetizzazione ai media) ne è il risultato. Il tessuto mediale che fa da trama alla vita di oggi è anche quello in cui si muovono i bambini ed è strettamente inserito nelle loro relazioni,questo porta noi educatori alla necessità di porre l'accento sull'uso attivo e consapevole dei media: tutti i tipi di media.Questa idea mi ha condotto alla necessità di riconoscere comunque la validità di ciò che i bambini già sanno (Buckingham 2006) spingendomi insieme ad essi su un territorio di negoziazione fra le loro conoscenze e l'analisi oggettiva dei media, delle loro grammatiche e dei testi specifici in un costante e continuo dialogo il più possibile simmetrico. Navigando in territori di esplorazione e produzione mediale consapevole, la dimensione sociale assume una valenza molto importante anche dal punto di vista relazionale: nella produzione di gruppo si può sperimentare una vasta gamma di abilità sociali o stimolarle. Il contesto gruppale rende più significativo il rapporto tra il fare e l'analizzare. I bambini possono usare le loro enciclopedie mediali (per dirla alla Bruner) per approfondire e sviluppare la propria conoscenza, dando ampio spazio alla loro creatività.La ME dovrebbe muovere i suoi passi verso la creazione di luoghi educativi dove i bambini possano trovare la possibilità di esercitare e far fluire la loro creatività alla scoperta di risorse linguistiche diverse e coltivando lo spiritus phantasticus di calviniana memoria. Nel loro vissuto mediale i bambini sono messi già in grado di acquisire sui media, grazie alla loro esperienza quotidiana, delle prospettive critiche e, come sostiene Buckingam (Buckingham 2006) il timore degli adulti dell'imitazione dei prodotti fruiti attraverso i media in fase di produzione non deve bloccare la giusta valutazione dei prodotti realizzati dai bambini: il potenziale educativo non è subalterno alla comprensione critica. Certo non sarà possibile, magari a livello di scuola primaria, fare un'analisi contestuale approfondita dell'artefatto mediale in cui si imbatte, ma, come docenti, è importante avviare gli alunni sulla giusta strada interpretativa; sarà la relazione quotidiana con questi prodotti nel tempo a dare i suoi frutti a patto che i bambini vengano messi in condizione di possedere le grammatiche di base.In questo contesto vale la pena sottolineare come la competenza operativa, la lettura critica e la creatività siano i tre cardini principali del nuovo edificio curricolare dell'alfabetizzazione mediatica che non può più disgiungersi dall'alfabetizzazione intesa in senso ampio tenendo ben saldo il principio che niente di tutto questo potrebbe rimanere in piedi senza il sostegno incrollabile della riflessività (Tornero 2010). E' comprensibile la crisi del modello trasmissivo che da sempre caratterizza la scuola e della necessità di ripensare l'insegnamento, la pratica professionale dei docenti alla luce evidenze condivise con altri colleghi, ma la spinta deve essere verso un ragionare per e sulle competenze in modo interdisciplinare tenendo il timone insieme agli alunni e ai colleghi diretto verso l'andare oltre il mero leggere e scrivere, stimolando il più possibile l'apprendimento di più grammatiche e ripensando anche in termini di design l'insegnamento che tenga conto delle nuove tipologie testuali e dei nuovi ambienti comunicativi. Questo conduce inevitabilmente, per la natura di questi testi, grammatiche e ambienti, a una progettazione che si reitera ad ogni passaggio o inciampo cognitivo, che si apre a contesti non definiti a priori ma intesi come framework virtuali incompleti che necessitano dell'interazione degli e tra gli utenti per assumere valenza formativa significativa. L'agito pedagogico, dunque, dovrebbe cercare sempre più di muoversi in un'ottica di vita reale e di literacy che punta a:- abilità di ricercare, remixare e diffondere informazioni su varie piattaforme- abilità di gestire, analizzare, sintetizzare molteplici e simultanei flussi di informazione- abilità di creare indipendentemente, all'interno di una visione integrata- abilità di rappresentare idee usando una combinazione di linguaggi- abilità di confrontarsi con una conoscenza «fluida» e "frammentata" dove i significati si modificano esplorando, approfondendo ... (Rivoltella 2012)